martedì, novembre 30, 2010

L’educazione passa anche attraverso l’esempio

Modificare le proprie capacità cognitive ed emozionali attraverso l’azione, il pensiero e l’interazione con l’ambiente, utilizzando al meglio le esperienze vissute e le opportunità di apprendimento formali ed informali che il mondo offre, è un’abilità tipicamente umana.


Molte delle caratteristiche dell’intelligenza solitamente ritenute innate e stabili possono essere, invece, considerate frutto dell’apprendimento e sono promosse e potenziate da quella che viene definita Esperienza di Apprendimento Mediato[1], di cui l’imitazione è una delle componenti essenziali.


L’educazione è molto più efficace se accompagnata dalla messa in pratica di ciò che si vuol insegnare, dalla condivisione effettiva dei principi teorici e delle esperienze vissute, dalla partecipazione compresa e significativa all’interno della struttura socio-culturale in cui si vive.




Negli ultimi decenni nei paesi occidentali sono avvenute profonde trasformazioni della famiglia. In particolare si è assistito al passaggio sempre più generalizzato alla famiglia nucleare, alla diminuzione del numero dei figli, all’aumento del lavoro della donna al di fuori della famiglia. Ciò comporta una strutturazione molto diversa della vita di un bambino in crescita: molto del tempo “attivo” nell’arco della giornata viene trascorso in ambienti esterni alla casa, mentre a casa le possibilità di far riferimento a figure da prendere come esempio si riduce spesso ad un numero molto ridotto se non addirittura ad una persona sola, come nel caso di figli unici di genitori separati. La famiglia allargata, seppure esistente, è spesso marginale.

Contemporaneamente è in evoluzione proprio il concetto stesso del ruolo che gli adulti assumono nella loro veste educativa, a partire proprio dai genitori. Il ruolo normativo del padre è in caduta, l’immagine antica di “capo famiglia” spesso servito dalla moglie e temuto dai figli, non corrisponde all’immagine attuale dove i ruoli della coppia genitoriale sono spesso intercambiabili e raramente autorevoli. Nella società del benessere si sta diffondendo un modello genitoriale debole, un padre o una madre permissivi che desiderano ritenersi amici dei propri figli, sostanzialmente poco inclini a dare delle regole, mentre per necessità o per volontà delegano ad altri la loro gestione.


Di conseguenza il genitore è a volte figura marginale se non addirittura assente, che rinuncia ad assumere la veste di chi trasmette valori attraverso esempi di vita utili a strutturare una personalità equilibrata ed autonoma.

All’atto pratico ciò priva le nuove generazioni di quei punti di riferimento solidi e sicuri da cui trarre esempio, mentre essere da esempio costituisce uno dei compiti fondamentali dell’educatore.


Ma a che cosa è collegata la capacità di trarre insegnamenti dall’esempio esterno? Quali origini ha il comportamento imitativo?


La capacità di individuare modelli da imitare, di sceglierli o di scartarli, di riprodurre ciò che si apprezza differenziandosi per tutto il resto, di selezionare ciò che è utile tralasciando quanto si ritiene non possa rientrare nei propri bisogni o non possa essere proficuo per raggiungere i propri obiettivi, si acquisisce con il raggiungimento di stadi cognitivi più alti ma ha comunque una radice nella primissima infanzia. Lo sviluppo della cinesi (cioè dei movimenti espressivi del bambino) è parte integrante del sistema di fenomeni evolutivi che accompagnano la crescita, è legato alla relazione bambino – mediatore ed ha una ricaduta positiva su stadi successivi di apprendimento.


Il ruolo del mediatore è quindi fondamentale anche inteso come figura da prendere come esempio. La modalità di interazione ambiente-mediatore-bambino-mediatore-ambiente è alla base della maggior parte dei cambiamenti strutturali che intervengono nell’apparato cognitivo umano. L’imitazione precoce, fin dai primi giorni di vita, costituisce un ulteriore esempio delle straordinarie potenzialità della mente umana sia come capacità di integrazione tra apparati sensori diversi e tra input sensoriale ed output motoria, sia come strada per il raggiungimento del pensiero astratto, sia come base per l’intelligenza sociale. [i]

Nel primo periodo di vita la madre, o altro mediatore, è presente e disponibile per un ampio ventaglio di interazioni. La relazione madre – figlio si concretizza attraverso molte modalità, tra cui l’attiva ricerca del contatto oculare per arricchire di valore lo sguardo, la trasmissione di contenuti affettivi come il sorriso, il contatto fisico ed un tono di voce caldo ed accogliente utili a far sentire il bambino inserito in un contesto significativo ed ospitale.


Gli schemi cinestetici, soprattutto negli aspetti espressivi e ricettivi della comunicazione, sono frutto dell’esposizione a modelli di comportamento.


Per promuovere un comportamento imitativo specifico, l’esposizione deve essere caratterizzata da determinati livelli di intensità e frequenza mentre da parte di chi osserva ci deve essere un’attenzione adeguata. Tutti gli elementi si combinano per produrre nella persona che osserva e imita un comportamento più o meno simile a quello emesso dal modello, pertanto la cinesi acquisita può essere considerato il prodotto diretto dell’imitazione. Da numerosi studi emerge che il suo stabilimento ed il suo sviluppo sono influenzati ed influenzano le capacità di apprendimento dell’individuo. Questo effetto reciproco contribuisce a potenziare la capacità di trarre beneficio dall’esperienza, aumentando la modificabilità delle funzioni cognitivi e permettendo il raggiungimento di più alti livelli cognitivi e relazionali.


L’imitazione potrebbe essere considerata il prodotto dell’esposizione diretta agli stimoli, attivata in modo automatico dall’incidentale osservazione di un modello percettivamente presente,

ma è più verosimile che l’efficienza del processo imitativo sia influenzate dall’esperienza di Apprendimento Mediato. Nel primo periodo di vita del bambino il mediatore non si limita ad essere disponibile, ma lo fa con intenzionalità ed attenzione per produrre le condizioni ottimali di imitazione. Pertanto si porrà nel campo visivo nel modo più idoneo a conquistare l’interesse, seguirà lo sguardo, richiamerà l’attenzione, eliminerà stimoli disturbanti prediligendo quelli che rispondono alle esigenze del momento. Gli stimoli da imitare non saranno presentati in modo casuale e disordinato ma in modo organico e funzionale, verranno ripetuti con ritmo e frequenza dipendenti dalle specifiche situazioni, verrà posta attenzione alla rilevanza di alcune parti rispetto ad altre, influenzando il tono generale del comportamento-modello. Una volta ottenuto il coinvolgimento, bambino e mediatore si adattano l’uno all’altro, dimostrando che ambedue sono attivi ed intenzionali nella loro interazione.

L’imitazione è uno strumento di apprendimento che viene stabilito e consolidato attraverso i processi di mediazione, permette la creazione di nuovi schemi comportamentali, acquisisce progressivamente efficienza e consapevolezza, diventando una modalità pervasiva di interazione con il mondo. L’acquisizione tanto della cinesi quanto del linguaggio verbale dipendono dalla consistenza e dalla natura del comportamento imitativo reso disponibile al bambino grazie all’interazione con il mediatore.


Feuerstein crede nella modificabilità cognitiva da quando ha cominciato a porre le basi della sua proposta educativa, ritenendo possibile un potenziamento delle prestazioni grazie ad una loro migliore strutturazione ed un loro più efficace utilizzo; ma negli ultimi anni la ricerca scientifica ha dimostrato che le convinzioni di Feuerstein sono confermate da qualche cosa di più profondo. Kandel ha ottenuto il premio nobel per la medicina e la psicologia proprio grazie a ricerche che hanno dimostrato la capacità della mente umana di creare nuove strutture neuronali e Michael Merzenich, docente università della California a S. Francisco sostiene che “sofisticate tecniche di indagine neurale ci permettono di dimostrare che attraverso esercizi specifici si possono produrre cambiamenti nelle strutture cerebrali”


“Nell’immaginario collettivo esiste l’idea che l’essere lenti, goffi, ingegnosi, intelligenti, siano caratteristiche che si ereditano” afferma il Dr. Merzenich “La convinzione che questi siano aspetti predestinati e stabili è profondamente insita [nella mente di molti] Ma io credo che siano fondamentalmente derivati da ciò che viene insegnato al cervello e che siano passibili di modificazioni anche sostanziali nel corso di tutta la vita.

“Ciò è importante” egli prosegue “perché è possibile utilizzare questo potenti processi per guidare il potenziamento. Che sia possibile ottenere sviluppi su larga scala nelle capacità di ragazzi ed adulti attraverso un appropriato ed intensivo programma di esercitazioni è qualche cosa che abbiamo fatto ampiamente ed abbiamo dimostrato più e più volte.

In un modo o nell’altro, la comprensione delle profonde implicazioni insite nella plasticità del cervello influenzano virtualmente ogni aspetto legato alla comprensione ed al trattamento dei problemi di apprendimento e dei disordini neurologici.

(A Learning Revolution: Dr. Michael Merzenich and 'Brain Plasticity')


[i] Meltzoff e Moore hanno dimostrato che neonati di 18 ore sono in grado di riprodurre movimenti mostrati da adulti, anche quando si tratta del viso o in particolare della bocca. Utilizzano, quindi, parti corporee cui non hanno alcun accesso visivo. L’informazione visiva relativa al comportamento osservato è tradotta nei comandi motori richiesti per riprodurre quel comportamento. Meltzoff A.N. Moore M.K. Explaining facial imitation: a theroetical model Early development and parenting 1997

Meltzoffe e Borton, a loro volta, hanno constatato che neonati di tre settimane sono in grado di identificare visivamente ciucciotti che avevano preventivamente tenuto in bocca senza poterli vedere: all’atto pratico ciò che era stato esperito tattilmente viene riconosciuto visivamente. (A.N. Meltzoff . Borton R.W. intermodal matching by human neonates, Nature 1979


[i] Vedi articoli sulla mediazione 1,3,9,11,13,15,16/2006 – 2,4,6,8,10,12/2007



Tratto da SCUOLA MATERNA Casa editrice La Scuola