lunedì, ottobre 19, 2009

la violenza

Nell’affrontare il tema della violenza sull’infanzia non possiamo non partire da un ‘ analisi sia pure sommaria delle radici di un simile fenomeno.
E’ innanzi tutto da rilevare che la violenza sull’infanzia non è un fenomeno del tutto autonomo dal più generale fenomeno della violenza di cui è imbevuta la societ
E questo non solo o non tanto perché chi subisce quotidianamente violenza tende ineluttabilmente a scaricare le proprie frustrazioni sui soggetti più deboli, quanto perché sono identiche le cause culturali di ogni forma di violenza. Si individuano spesso le cause politiche, sociologiche e psicologiche generatrici dell’aggressivistà umana ma poco si analizzano quasi fattori culturali che alimentano o quanto meno non contrastano l’ esplosione delle mille violenze che rendono difficile e amara la nostra vita- Eppure mentre va formalmente diffondendosi l’ideologia della “non vilenza e del pacifismo non si fa altuna attenzione al fatto che contemporaneamante vanno divendneo egemoni culture che sostanzialmente portano ad accettare che i rapporti tra gli uomni siano violenti.

Cultura della diversità tra gli uomini per cui si è compiutamente uomini solo se si ha potere, forza se si è attivamente inseriti nel processo produttivo se si è omologi allo stereotipo di uomi efficiente propagandato dai mezzi di comunicazione
Cultura della negatività secondo cui non esiste un’identità dell’uomo non ha senso la vita non vi ‘ un passato da cui trarre insegnamento né un futuro da costruire vi ‘ solo un presente da sfruttare per ottenere il massimo di piacere epidermico che ogni individuo può catturare
Cultura del catastrofismo che nega la storia il progresso e dileggia l’impegno nella vicenda quotidiana e la fatica delle opere e dei giorni dell’uomo. La convivenza sociale è solo triste necessità l’individualismo più sfrenato deve prevalere ad ogni costo e i compagni di viaggio sono solo oggetti da utilizzare e sfruttare.
Cultura dell’onnipotenza personale perché tutto è dovuto a sé e non agli altri ogni limite è arbitrario e “castrante” perché “io sono al di sopra dell’essenza io faccio quello che voglio l’inferno sono gli altri” (Sartre)
Cultura dell’infantilizzazione basata sulla emotività anziché sulla razionalità sulla aggregazione al gruppo come strumento di sicurizzazione anziché sulla ricerca di una maturazione personale sul possesso di molte cose anziché sul reciproco scambio per una reciproca più compiuta crescita umana su un oscuro desiderio di annientamento anziché sulla ferma volontà di costruire se stessi e il mondo in cui si è chiamati a vivere.


Che cosa è possibile fare per ridurre la violenza?
Il problema non è tanto quello di moltiplicare i servizi specialisti e di renderli sempre più Sofisticati (anche se è comunque indispensabile una loro migliore organizzazione ed efficienza) perchè il più felice paese non è quello che moltiplica i professionisti della patologia me quello che meglio ne può fare a meno avendo realizzato un tessuto sociale capace di prevenire sia attraverso una reale comprensione delle proprie funzioni dia parte degli adulti sia attraverso una rete di solidarietà umana he aiuti ad individuare i bisogni delle persone e a dare ad essi risposte immediate