domenica, luglio 24, 2011

... che io possa tentare con tutte le mie forze!



“Che io possa vincere ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze!”
  Luciana Sardo
Questo è il motto degli atleti che il 6 giugno si sono ritrovati a La Spezia per partecipare alle Special Olympics Italia.

Si tratta di oltre 2000 atleti appartenenti alle società sportive ed ai sodalizi accreditati a ‘Special Olympics’ e provenienti da tutta Italia per dare prova delle proprie capacità. Le discipline coinvolte sono state: calcio, ginnastica artistica, ginnastica ritmica, nuoto, atletica leggera, basket, tennis, bowling, golf, bocce e canottaggio.

I giochi nazionali sono stati inseriti dalla Prefettura di La Spezia nei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia per gli alti valori che possono trasmettere alla cittadinanza e ai giovani.

Un piccolo gruppo di 4 atleti di Trieste ha partecipato per la specialità del canottaggio: Patrizia Brandolin, già presente alle Special Olympics dello scorso anno sempre a La Spezia, Giorgia Tomizza , Giovanni Skerl e Matteo Riosa .

Il viaggio è stato organizzato in modo tale da favorire l’integrazione dei ragazzi e anche dei genitori, per questo abbiamo scelto di viaggiare tutti assieme usando un pulmino a nove posti anziché ognuno la propria macchina. E i ragazzi, ma anche gli adulti, si sono divertiti molto sia all’ andata che al ritorno benché il viaggio fosse piuttosto lungo.
A La Spezia abbiamo vissuto emozioni intense sia per le gare sia per l’affascinante cerimonia di apertura .Come vuole il protocollo olimpico abbiamo sfilato per la via principale , assistito all’accensione del tripode , alla lettura del giuramento, alla proclamazione dell’apertura ufficiale dei giochi e al bellissimo e coinvolgente  spettacolo composto di giocolieri, ballerini, cantanti  e comici,  intervallati da discorsi di personaggi autorevoli che, ognuno in maniera diversa, davano il benvenuto ed il loro saluto agli atleti, ai partners, ai familiari e agli accompagnatori .

La chiusura di questa serata evento si è  svolta sulle note di un complesso famoso come i “Nomadi”, e con gl’ immancabili fuochi d’artificio.
I ragazzi erano entusiasti.
Il giorno dopo la prima gara di canottaggio prevista alle 9 del mattino, è stata rimandata al pomeriggio causa il brutto tempo. La pioggia, è il caso di dirlo, scendeva a dirotto e non lasciava molte speranze per cui abbiamo approfittato per andare un po’ in giro e conoscere paesini famosi come Porto Venere e Lerici.

Alle 15 precise del 7 giugno eravamo sul campo: in quel momento non pioveva e le gare hanno avuto inizio. Due ragazze hanno fatto parte dello stesso equipaggio come atlete: Giorgia capovoga e Patrizia, al numero tre dell’imbarcazione “coastal rowing”, contro  altri due  equipaggi  femminili. Siamo arrivate ultime o terze come dir si voglia, ma Giorgia in particolar modo ha dimostrato molta sicurezza nel mantenere il ruolo di capovoga. Per tutti  i 250 metri del campo gara non ha perso un solo colpo, ha portato avanti la sua gara dando esempio a tutti gli altri partecipanti. Anche i ragazzi Matteo e Giovanni, che vogavano in equipaggi misti composti da atleti di Trieste e di Roma, hanno svolto molto bene le loro competizioni .Giovanni ha potuto condividere la gara con il padre e anche lui ha avuto l’opportunità di stare al primo posto in barca mentre Matteo ha vogato sotto una pioggia torrenziale che ovviamente lo ha “lavato “da capo a piedi. L’unica che ha fatto molta fatica è stata Patrizia perché non stava  bene causa  un forte raffreddore.
A causa del brutto tempo le gare, che avrebbero dovuto svolgersi in tre giorni, si sono svolte tutte in un pomeriggio comprese le premiazioni.

Sono state premiate tutte le ‘divisioni’ (così sono state definite le batterie eliminatorie, non escludendo alcun equipaggio), primi, secondi e terzi posti
I ragazzi sono andati a prendere la propria medaglia chi particolarmente fiero di salire sul podio, chi più timido ed impacciato: qualcuno ha persino  pianto! 

L’importante era, come sempre, essere li a condividere un lavoro svolto nel tempo, una capacità acquisita e riconosciuta non solo dai propri genitori e persone vicine, ma anche  da persone estranee .Questo incontro ha  dato la dimensione del proprio ruolo e delle proprie capacità, amplificando anche la voglia di fare, ancora meglio.
I ragazzi si sono sostenuti l’un l’altro  facendo il tifo per i propri compagni di squadra, aiutandosi vicendevolmente, preparando le barche, portando i remi e chi correndo a prendere quel qualcosa che all’ultimo, un attimo prima di salire in barca per raggiungere la partenza,  mancava.

Lo sport  e i giochi sono  mezzi che tutti usiamo non solo per migliorare  le nostre capacità, ma anche le relazioni con gli altri imparando a gestire anche il senso di competizione caricandolo di nuovi significati; il motto, che e’ diventato anche  giuramento dei giochi, lo dice molto chiaramente; “che io possa vincere ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”. Si tratta di un impegno preso con se stesso, di una sfida con la propria volontà, di una intenzionalità che non lascia spazio alla casualità e che amplia  il senso di responsabilità.

L’integrazione la sensibilizzazione culturale dei cittadini per la valorizzazione delle abilità acquisite, assieme alle famiglie che sono le prime ad essere coinvolte, sono stati gli obiettivi che i giochi si sono prefissati e sempre si prefiggono tanto da metterlo “nero su bianco” nel progetto dei giochi olimpici .Per questo molta attenzione e spazio è stato dato ai famigliari con un  programma che ha messo a fuoco aspetti come il condividere le esperienze positive, sentirsi coinvolti in modo attivo perché l’esperienza dei familiari è sempre diretta, concreta e anche trainante.

Così è stato anche per il piccolo gruppo che da Trieste si è mosso per andare a far parte di un momento diverso, importante per tutti: per i genitori e per i figli .Tutti si sono messi in gioco, tutti hanno dato il loro contributo .

Nel nostro percorso di tre giorni abbiamo visto e vissuto il valore di un lavoro lungo assieme alle famiglie, assieme ai volontari operatori e a tutta la gente che ha semplicemente assistito agli spettacoli dello sport.