domenica, gennaio 13, 2008











Sport, handicap


ed autoefficacia.


Come la mediazione può passare attraverso la consapevolezza motoria


potenziando anche le abilità cognitive.


Lunedì 28 gennaio ore 17,30
presso la sede del
Circolo Canottieri Saturnia
Viale Miramare 36
Barcola – (Trieste)



Contenuti:

La mediazione al servizio del benessere psicofisico

La disabilità come stimolo per la ricerca di nuove risorse
perché le avversità sono le migliori maestre di vita.

Una persona vincente è
parte della soluzione.
Una persona perdente è
parte del problema.

Se non vogliamo cambiare solo le parole,
a che cosa dobbiamo puntare?
Le esperienze in corso





La vita è movimento,


lo sport è il momento in cui il movimento diventa consapevolezza, gioia, benessere crescita.



E’ un contesto educativo ideale per promuovere la conoscenza di se stessi e degli altri, per dare impulso allo scambio comunicativo e favorire la maturazione non solo fisica ma affettivo ed emozionale. Molte Scienze Umane sono interessate allo studio delle dinamiche mosse dallo sport quale strumento educativo fondamentale, in quanto soddisfa bisogni primari dell’uomo quale il gioco ed il divertimento, la sfida verso obiettivi che richiedono impegno e sacrificio, la reciproca comprensione, la comunicazione ed il rispetto di regole, l’organizzazione, la pianificazione e la programmazione del proprio operato.

La pratica sportiva è parte integrante della formazione di chiunque, a qualunque età e qualunque siano le sue esigenze educative.


Nella scala dei bisogni umani il gradino più alto è costituito dalla realizzazione di sé che si ottiene solamente quando si dimostra a se stessi, prima che agli altri, di essere stati in grado di raggiungere obiettivi che hanno richiesto lavoro e fatica. Questo bisogno è presente in qualunque individuo, a qualunque età, indipendentemente dalla sua condizione. Una persona che convive con un handicap ne ha lo stesso bisogno di chiunque altro, se non di più a causa delle continue frustrazioni che deve affrontare.

Spesso abbiamo la tendenza a rivolgerci alle persone affette da qualche minorazione con una forma di “buonismo” che ci porta a volerle proteggere ed a spianare loro la via, ma proprio la pratica sportiva permette di confrontarsi con le infinite risorse umane: quando tenacia, volontà, intelligenza e flessibilità, fanno in modo che la “disabilità” diventi, effettivamente, la “diversabilità”.



Sport, disabilità, integrazione ed educazione sono elementi che si integrano contribuendo allo sviluppo del rispetto reciproco.


La sinergia prodotta da questi elementi favorisce un cambiamento nella mentalità che diventa cambiamento culturale: si impara a considerare la disabilità un altro modo di essere “normali” o la “normalità” un altro modo di essere “disabili” in quanto la definizione di disabilità è:
incapacità di portare a compimento un’azione con risultati soddisfacenti.
La disabilità si colloca tra un livello zero di prestazione (inabilità) e un livello massimo di prestazione (abilità).
All’atto pratico siamo tutti disabili o siamo tutti normali in quanto NON PADRONEGGIAMO ALLA PERFEZIONE (livello massimo di prestazione) la maggior parte delle nostre attività.


E' proprio questo il bello della vita: avere sempre qualche cosa di nuovo da imparare.


Ciò che viene promosso, all’atto pratico, è l’aspetto sociale, cioè la capacità di instaurare relazioni tra le persone, a prescindere, o forse possiamo dire proprio grazie le diverse abilità, considerando l’altro per ciò che è davvero: una persona.

Interverranno

Jael Kopciowski psicologa, psicoterapeuta, consigliere in Corte d’Appello. Formatrice Feuerstein per il Programma di Arricchimento Strumentale classico e basic, applicatrice di test dinamico classico e basic, Collaboratrice dell’ ”International Center for the Assessment of Learning Potential” per l’adattamento tattile degli strumenti. Unica referente per l’Italia per la minorazione visiva. Tiene corsi di aggiornamento / formazione in ambito scolastico, in centri per la riabilitazione e la rieducazione ed a favore di servizi educativi ed assistenziali per l’handicap.

Valentina Mariola Laureata in Educazione motoria preventiva ed adattata presso l’Università degli studi di Pavia, è ora allieva in formazione nel corso per insegnanti del Metodo Feldenkraisâ. Mediatrice e applicatrice del Programma di Arricchimento Strumentale Feuerstein. Ha praticato il canottaggio agonistico, ottenendo risultati di alto livello in campo internazionale, quale membro della squadra nazionale per sette anni di seguito. Ha, inoltre, fatto parte del gruppo olimpico per il quadriennio 2000-2004. Attualmente è allenatrice di una squadra di canottaggio. Insegna a persone di tutte le età, puntando all’acquisizione del benessere attraverso la consapevolezza corporea.

Luciana Sardo Educatrice presso la cooperativa La Quercia. Mediatrice e applicatrice del Programma di Arricchimento Strumentale Feuerstein. Operatrice di riferimento nel progetto “Salute Giovani” promosso dall’Azienda Sanitaria 1. Docente di Metodologie Operative presso l’Agenzia formativa E.N.A.I.P. per conto dell’Istituto Professionale Sandrinelli indirizzo Socio Sanitario. Attiva in ambito sportivo, si sta occupando dell’integrazione di ragazzi portatori di handicap all’interno della Canottieri Adria.

martedì, gennaio 01, 2008

Auguri




Sorge un Nuovo Anno .....
..... Buon 2008!!!!!!