lunedì, marzo 15, 2010

Tutti nella stessa barca

http://www.canottaggio-fvg.org/
La vita è movimento,
lo sport è il momento in cui il movimento diventa consapevolezza, gioia, benessere crescita.


E’ un contesto educativo ideale per promuovere la conoscenza di se stessi e degli altri, per dare impulso allo scambio comunicativo e favorire la maturazione non solo fisica ma affettivo ed emozionale.

Molte Scienze Umane sono interessate allo studio delle dinamiche mosse dallo sport quale strumento educativo fondamentale, in quanto soddisfa bisogni primari dell’uomo quale il gioco ed il divertimento, la sfida verso obiettivi che richiedono impegno e sacrificio, la reciproca comprensione, la comunicazione ed il rispetto di regole, l’organizzazione, la pianificazione e la programmazione del proprio operato.
La pratica sportiva è parte integrante della formazione di chiunque, a qualunque età e qualunque siano le sue esigenze educative. Nella scala dei bisogni umani il gradino più alto è costituito dalla realizzazione di sé che si ottiene solamente quando si dimostra a se stessi, prima che agli altri, di essere in grado di raggiungere obiettivi che richiedono lavoro e fatica. Questo bisogno è presente in qualunque individuo, a qualunque età, indipendentemente dalla sua condizione. Una persona che convive con un handicap ne ha lo stesso bisogno di chiunque altro, se non di più a causa delle continue difficoltà che deve affrontare.
Spesso abbiamo la tendenza a rivolgerci alle persone affette da qualche minorazione con una forma di “buonismo” che ci porta a volerle proteggere ed a spianare loro la via, ma proprio la pratica sportiva permette di confrontarsi con le infinite risorse umane: quando tenacia, volontà, intelligenza e flessibilità, fanno in modo che la “disabilità” diventi, effettivamente, la “diversabilità”. Ciò che viene promosso, all’atto pratico, è l’aspetto sociale, cioè la capacità di instaurare relazioni tra le persone, a prescindere, o forse proprio grazie le diverse abilità, considerando l’altro per ciò che è davvero:
una persona.
Sport, disabilità, integrazione ed educazione sono elementi che si integrano contribuendo allo sviluppo del rispetto reciproco. La sinergia prodotta da questi elementi favorisce un cambiamento nella mentalità che diventa cambiamento culturale: si impara a considerare la disabilità un altro modo di essere “normali” o la “normalità” un altro modo di essere “disabili” in quanto la definizione di disabilità è:

incapacità di portare a compimento un’azione con risultati del tutto soddisfacenti.

La disabilità si colloca tra un livello zero di prestazione (inabilità) e un livello massimo di prestazione (abilità).
All’atto pratico siamo tutti disabili o siamo tutti normali in quanto NON PADRONEGGIAMO ALLA PERFEZIONE (livello massimo di prestazione) la maggior parte delle nostre attività.


Ed è proprio questo il bello della vita: avere sempre qualche cosa di nuovo da imparare.
Una parola sul termine Handicap: nella pratica sportiva viene utilizzato quando si mettono dei vincoli, si pongono dei limiti particolari a qualcuno affinché possa partecipare ad una determinata gara pur essendo “meglio” degli altri. Nel canottaggio, per esempio, barche più veloci partono con qualche secondo di ritardo per poter partecipare a gare di imbarcazioni più lente. Questo tempo di attesa viene chiamato proprio “handicap”, e rappresenta una difficoltà aggiunta a chi altrimenti sarebbe troppo veloce rispetto agli altri.

Nella mia esperienza di lavoro con l’handicap in moltissime occasioni ho avuto la profonda sensazione che ciò sia una realtà tangibile: quanta forza, quanta energia, quanta intelligenza deve utilizzare una persona che ha subito un grave danno a causa di una paresi neonatale, per poter comunque giungere a frequentare attivamente un liceo, come Olga che ho seguito a Milano?

Quanta capacità di astrazione e di orientameo deve possedere chi tiene conferenze e viaggia per il mondo da sola, senza perdersi nel cambio di aerei o di treni pur non vedendoci, come Marianna? Quanto coordinamento, quanta tenacia quanta energia deve mettere Mauro nelle sue attivtà fiiche, per vincere gare di pattinaggio artistico pur convivendo con la sindrome down?

I nostri ragazzi, per montare in barca o sul remoergometro, per mettersi in gioco, per affrontare l'impegno che l'attività sportiva richiede loro, fanno ricorso ad abilità cognitive ed emozionali che li aiutano a crescere. La autostima aumenta e cambia la modalità con cui sono "percepiti" dal mondo esterno.

Il concetto preso dallo sport, di handicap come peso in più, dal mondo quotidiano ritorna al mondo dello sport.
E chi ha tanto da dare, secondo noi, non è solo chi accoglie, ma è reciproco. Impariamo, da chi affronta il mondo con un peso in più, a valorizzare le nostre infinite risorse.
GRAZIE agli atleti, ai volontari ed a tutti coloro che ci sono stati vicini!



Valentina Mariola allenatrice della Canotteri Trieste - Direttivo Una chiave perla mente

Paolo Ramoni Responsabile dello Spcial Olimpics Itala sezione Canottaggio

domenica, marzo 14, 2010

Sport, handicap ed autoefficacia. Come la mediazione può passare attraverso la consapevolezza motoria potenziando anche le abilità cognitive.


Giovedì 18 marzo 2010
ore 17,30
presso la sede
del Circolo Canottieri Saturnia
Viale Miramare 36
Barcola – (Trieste)
Contenuti:


La vita è movimento
La mediazione al servizio del benessere psicofisico

La disabilità come stimolo per la ricerca di nuove risorse
perché le avversità sono le migliori maestre di vita.

Se non vogliamo cambiare solo le parole,
a che cosa dobbiamo puntare?
Le esperienze in corso

Seguirà una bicchierata

domenica, marzo 07, 2010

Tutti nella stessa barca

Le società remiere Adria-Saturnia-Trieste
e l’associazione
- Una chiave per la mente -


Vi invitano a partecipare alla
Manifestazione di Special Rowing di Canottaggio

TUTTI NELLA
STESSA BARCA
che si terrà
Domenica 14 marzo 2010 dalle ore 10,30
nel Bacino antistante Piazza Unità

VENITE NUMEROSI !!!!!!!!



Si ringrazi la Regione Friuli Venezia Giulia