domenica, aprile 29, 2007

Le Funzioni Cognitive: strumenti di pensiero

Un concetto fondamentale nella proposta di Feuerstein è quello di “Funzioni Cognitive”, termine con cui lo psicologo israeliano indica gli elementi basilari del pensiero umano. La carenza di esperienze d’apprendimento mediato determinano funzioni cognitive insufficientemente sviluppate o scarsamente organizzate oppure utilizzate in modo parziale e/o disorganico. Se, per praticità di lavoro, vogliamo schematizzare, possiamo presentare le funzioni cognitive suddivise in tre fasce: input (relative alla raccolta delle informazioni che dall’ambiente giungono alla mente), elaborazione (relative al lavoro eseguito dalla mente sulle informazioni stesse per utilizzarle nella soluzione dei problemi) ed output (relative alle modalità di comunicazione all’esterno delle soluzioni ottenute nella fase di elaborazione)[2].


La nostra mente possiede queste capacità in misura maggiore o minore a seconda di innumerevoli fattori tra i quali il fatto che siano state sollecitate in maniera adeguata. Una funzione cognitiva poco utilizzata può essere carente o, addirittura assente.
Può forse sembrare strano che una persona positiva come Feuerstein metta in evidenza le carenze invece di ciò che è ben funzionante. E’ una deliberata scelta per stimolare il mediatore ad intervenire per colmare le lacune: le carenze non sono irreversibili e la loro reversibilità è stata più volte dimostrata. Inoltre è più facile rendersi conto delle carenze in quanto un ragionamento non completo o non preciso è determinato proprio da ciò che non ha funzionato, dagli elementi che non sono risultati adeguati alle richieste; ciò che funziona passa quasi inosservato.
Per questo motivo Feuerstein, per praticità di esposizione e di intervento, ha classificato le funzioni cognitive evidenziando le loro carenze e le ha definite “funzioni cognitive carenti”. E’ chiaro che in qualunque persona, anche se a basso livello di astrazione, solo una parte delle funzioni cognitive è carente; la sua stessa sopravvivenza è determinata dalla presenza di tutta una serie di abilità esistenti e ben funzionanti.

Le funzioni cognitive carenti, suddivise nelle tre fasce, sono:

Input:
Funzioni cognitive carenti in input provocano alterazioni quantitative e qualitative a livello della raccolta dei dati: il ragionamento si baserà su dati insufficienti e/o errati di conseguenza non potrà che fornire risposte inadeguate.


  • Percezione vaga e insufficiente.
  • Comportamento esplorativo non sistematico, impulsivo e non pianificato.
  • Carenza o insufficienza di strumenti verbali ricettivi che influenzano la discriminazione.
  • Carenza o difetto di orientamento spaziale, mancanza di sistemi di riferimento stabili che ostacolano la determinazione dell’organizzazione dello spazio in maniera topologica ed euclidea.
  • Carenza o insufficienza di concetti di tempo.
  • Carenza o insufficienza di permanenza delle costanti (misura, forma, quantità, orientamento).
  • Carenza di bisogno di precisione nella raccolta dei dati.
  • Incapacità di considerare contemporaneamente due o più fonti d’informazione (il che fa in modo che si manipolino i dati separatamente e non come un insieme organizzato).

Elaborazione:

Funzioni carenti in fase di elaborazione compromettono l’utilizzazione delle informazioni raccolte nella fase di input, anche se la raccolta era stata efficace.

  • Incapacità di percepire l’esistenza di un problema e di definirlo.
  • Incapacità di distinguere i dati rilevanti da quelli irrilevanti al momento della definizione del problema.
  • Carenza di comportamento comparativo spontaneo o limitazione del suo esercizio a causa di un sistema di bisogni ridotto.
  • Ristrettezza del campo mentale.
  • Comprensione episodica della realtà.
  • Carenza o insufficienza di bisogno di ragionamento logico.
  • Carenza di interiorizzazione.
  • Carenza di pensiero inferenziale e ipotetico.
  • Carenza o insufficienza di strategie per verificare le ipotesi.
  • Carenza o insufficienza di capacità di definire il quadro necessario alla soluzione di problemi.
  • Carenza o insufficienza di comportamento di pianificazione.
  • Carente elaborazione di alcune categorie cognitive dovute al fatto che le nozioni verbali non fanno parte del repertorio verbale dell’individuo a livello recettivo oppure che esse non sono disponibili a livello espressivo.
  • Carenza o insufficienza di comportamento sommativi.
  • Carenza o insufficienza a livello di proiezione di relazioni virtuali.

Output:

Può succedere che dati raccolti in maniera adeguata in fase di input ed elaborati correttamente si traducano in risposte sbagliate se le funzioni sono carenti a livello di output perché viene compromessa la comunicazione delle soluzioni cui si è giunti nella fase di elaborazione.
Modalità di comunicazione egocentrica.

Difficoltà a proiettare relazioni virtuali.
  • Blocco.
  • Risposta per tentativi ed errori.
  • Mancanza o insufficienza di strumenti per comunicare risposte correttamente elaborate.
  • Mancanza o insufficienza di bisogno di precisione ed esattezza nella comunicazione di risposte.
  • Trasposizione visiva insufficiente.
  • Comportamento impulsivo e di “passaggio all’atto”.
A titolo esemplificativo si propone l'analisi di una delle funzioni cognitive in input, quella relativa ai concetti spaziali:



Una buona padronanza dei concetti spaziali determina la capacità di:

Ø comprendere l’effettiva dislocazione di oggetti e persone nello spazio fisico.
Ø Collocare in maniera corretta se stessi in relazione agli altri o agli oggetti attraverso un sistema di riferimento personale.
Ø Valutare correttamente le relazioni tra oggetti o persone
Ø Utilizzare un linguaggio corretto per descrivere le posizioni nello spazio.
Ø coordinamento sia fisico che mentale, anche attraverso la rappresentare astratta dello spazio.
Ø pianificare l’utilizzo dello spazio in maniera appropriata ed efficace.


Il soggetto la cui comprensione dei concetti spaziale è carente può presentare:

Ø una mancanza di vocaboli per descrivere in maniera corretta posizioni e relazioni tra gli oggetti.
Ø carenza nel sistema di referenze spaziali personali
Ø difficoltà a rendersi conto che le relazioni spaziali sono relative (per esempio ciò che per me è a sinistra per te può essere a destra).
Ø Il bisogno di mostrare fisicamente, per esempio indicando un oggetto o un luogo, piuttosto che descrivere una direzione o un percorso


Due principi pedagogici contrapposti



Rispetto all’approccio da adottare nei confronti di situazioni di difficoltà, si può fare una distinzione tra due principi pedagogici contrapposti: uno si basa su un’attitudine passiva accettante e l’altro su un’attitudine attiva modificante. Nel primo caso ci troviamo di fronte alla convinzione che, non potendo incidere in altro modo, è giusto accettare così come è l’individuo che presenta gravi limiti di tipo cognitivo e comportamentale, cercando di predisporre per lui un ambiente in grado di assicurargli delle condizioni di vita sicure e confortevoli. Le basi filosofiche del pensiero di Feuerstein, al contrario, implicano che si debba creare un ambiente in cui prevalga l’attitudine attiva e modificante. Ciò presuppone un investimento di energie e di impegno da parte degli educatori, allo scopo di far emergere le capacità di ogni singolo individuo loro affidato. L’obiettivo è ottenere modalità di funzionamento che portino ad un più elevato livello di ragionamento e, di conseguenza, ad una vita più autonoma e socialmente attiva e gratificante.



[1] jael kopciowski (2002) L’apprendimento mediato Orientamenti teorici ed esperienze pratiche del metodo Feuerstein Ed La scuola
[2] La suddivisione è puramente accademica, utile per valutare le capacità mentali e per intervenire in maniera più incisiva. Non indica una effettiva suddivisione rigida del processo mentale.