lunedì, febbraio 11, 2008

La percezione della precarietà e il sentimento di inadeguatezza

Come la mediazione e il potenziamento delle
abilità cognitive possono prevenire il disagio del vivere


Lunedì 18 febbraio ore 17,30
presso la sede
del Circolo Canottieri Saturnia
Viale Miramare 36
Barcola – (Trieste)
Contenuti:

La mediazione al servizio del benessere psicofisico

L’incapacità di adattarsi ai cambiamenti repentini del nostro tempo

Alla ricerca di nuovi punti di riferimento, di nuovi valori

La progettualità è ancora possibile?


Il metodo Feuerstein come possibile percorso di sostegno al disagio: un’esperienza in corso

venerdì, febbraio 01, 2008

Obiettivo crescita


Il bambino che entra nella scuola dell’infanzia si trova ancora nella fase esplorativa della vita. Sta imparando a conoscere il mondo, a vedere fino a che punto è in grado di influire su di esso e quanto siano gli eventi esterni ad influire su di lui. Non svolge un'attività specifica pensando al risultato che otterrà attraverso il suo operato, ma solo per il gusto che ne ricava dall'attuazione stessa.
Se ad un bambino di tre anni, quando si mette al lavoro, si domanda che cosa abbia intenzione di fare, è difficile che dia una risposta che preveda l’opera compiuta. Non comincia, per esempio, a disegnare o a manipolare plastilina avendo in mente il lavoro terminato, in quanto non è tanto l’aspetto del prodotto finale a destare il suo interesse, quanto il piacere che incontra esplorando il mondo del segno, della forma e del colore, creando accostamenti diversi, saggiando le conseguenze delle sue azioni.
Attraverso l'esercizio, la guida dell'adulto, l'imitazione dei compagni più grandi, imparerà a dare un significato alle sue produzioni, prenderà gradatamente coscienza del fatto che è in grado di ottenere dei risultati prevedibili fin dall'inizio e che è possibile programmare il proprio lavoro a tal fine.
Al termine della scuola dell’infanzia le sue attività dovrebbero ormai essere orientate verso una meta ben precisa. La funzione rappresentativa, che è la capacità di utilizzare un’immagine mentale del mondo circostante (avvenimenti, persone, oggetti…) al fine di ricordare il passato per prefigurarsi il futuro, guiderà le sue azioni. La rappresentazione mentale costituisce un’idea interiore che riordina ed organizza il succedersi delle azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo.
La capacità di visualizzare e programmare il proprio operato si applica, nella scuola dell’infanzia, a piccoli progetti, ad attività elementari di facile realizzo, ma crea gradatamente quell’impostazione mentale indispensabile a proiettarsi nel futuro per foggiarlo sulla base dei propri desideri.

Feuerstein ritiene che la propensione a fissare degli obiettivi e la perseveranza nel loro realizzo, costituiscano elementi essenziali nell’impostazione educativa, tanto da dedicarvi un Criterio della Mediazione

Mediazione della ricerca, della scelta e del conseguimento degli scopi.
La mediazione della Ricerca, scelta conseguimento degli scopi avviene quando il mediatore guida il soggetto attraverso il processo necessario a predisporre, pianificare e raggiungere una meta, rendendolo esplicito, individuando gli obiettivi da scegliere, discutendo su quali siano le strategie più efficaci per raggiungerli. L’elaborazione di un processo volto alla realizzazione del progetto è importante quanto il fatto stesso di completare il compito, in quanto porta a far propri atteggiamenti, pensieri, prassi lavorative, che plasmano positivamente il comportamento, diventando buone abitudini di lavoro, rendendole automatiche e, pertanto, non faticose. Apparentemente il fatto di creare degli “automatismi” potrebbe sembrare contrario al processo di consapevolezza operativa che il metodo si pone come obiettivo. Al contrario, ciò che ci si prefigge attraverso la formazione di buone abitudini è di ridurre lo sforzo mentale necessario alle organizzazioni di base, in modo da lasciare la testa “libera” di impegnarsi ad affrontare gli aspetti complessi e significativi. Pensate a quando si comincia a guidare: freno, frizione, acceleratore, cambio, frecce, fari… mille cose occupano la mente riducendo la capacità attentiva nei confronti degli elementi essenziali (la strada, il traffico, i pedoni…). Nel momento in cui non ci si deve più fermare a riflettere sul percorso che il cambio deve fare per ingranare la retromarcia, o a cercare disperatamente la leva delle luci di posizione, è possibile prestare un’attenzione molto più completa e rilassata agli aspetti rilevanti della guida.


Il mediatore può favorire l’insorgere di atteggiamenti appropriati individuando obiettivi efficaci che rispondano ad alcune caratteristiche.
In particolare gli obiettivi dovrebbero essere:

credibili: il soggetto deve essere in grado di concettualizzarli, capirli ed identificarli e deve credere nella possibilità che siano raggiungibili;

modificabili , suscettibili, cioè, di essere monitorati e adattati in base al mutare delle situazioni e delle esigenze.