martedì, gennaio 23, 2007

Divento grande: imparo perché è bello sapere.














Jael Kopciowski



Si lavora meglio e più volentieri se si sta eseguendo un’attività che interessa e coinvolga pienamente perchè una motivazione intrinseca è molto più efficace di un premio esterno; ciò è tanto più vero se riferito a bambini in età evolutiva. Questo non vuol dire che si debbano abolire le lodi ed i premi perché la gratificazione è una delle necessità fondamentali dell’individuo, di ogni individuo, a maggior ragione del bambino che crea il proprio livello di auto-stima sullo specchio di quanto percepisce attorno a sé. Sapere che gli altri apprezzano quanto è stato fatto stimola ad impegnarsi sempre di più, a proseguire sulla strada intrapresa, ad affrontare e superare le difficoltà. Bisogna solamente far attenzione a come si usano premi e lodi all’interno del proprio metodo educativo perché si corre il rischio di distorcere il rapporto del bambino con l’apprendimento. Non va dimenticato che l’essere umano ha un istintivo desiderio di crescere ed imparare: è noto che i bambini si legano affettivamente soprattutto a chi li aiuta a progredire nel cammino verso l’autonomia. Un eccessivo uso di premi può far perdere l’interesse per l’attività in sé stessa. Da alcune ricerche è stato evidenziato che chi veniva regolarmente premiato per le proprie prestazioni scolastiche con denaro o oggetti piuttosto importanti, alla richiesta di indicare il proprio gradimento per le attività svolte a scuola, risultava molto meno interessato alle stesse, rispetto ai compagni che ricevevano gratificazioni estrinseche solo in casi particolari o non ne ricevevano per nulla.

Inoltre, in una situazione come quella scolastica in cui si lavora con molti bambini contemporaneamente, bisogna saper misurare l’effetto di una determinata azione nei confronti di tutto il gruppo. Il premio che evidentemente non sempre e non tutti possono prendere, altrimenti perderebbe ogni significato, si trasforma in un castigo tutte le volte che non viene raggiunto, demotivando proprio coloro che sentono maggiormente il bisogno di sentirsi supportati dall’esterno. Utilizziamo quindi la gratificazione proprio come sostegno ed apprezzamento dell’attività svolta, mettendo sempre in rilievo come sia il fatto di aver imparato, di sapere qualche cosa di nuovo, il vero premio.

Per garantire un approccio efficace ed automotivante all’apprendimento è bene tener presente che solo acquisizioni significative portano ad un potenziamento delle capacità mentali.
Ogni situazione può trasmettere conoscenze, credenze e modalità operative tramite un processo di cambiamento attivo che agisce sulla “forma” modificandola attraverso l’azione. Ciò porta ad un accrescimento non solo del “sapere” e del “saper fare” ma anche del “saper essere”, la cui ricaduta è duplice: un aumento della differenziazione della struttura cognitiva accompagnata da un potenziamento del senso di competenze che motiva il soggetto ad impegnarsi in nuove, più complesse, attività.
L’apprendimento non avviene per sovrapposizione di conoscenze o per costruzione lineare, ma per rielaborazione: ogni pezzo nuovo riorganizza quanto già esistente. Le strutture mentali sono caratterizzate da un forte legame tra la parte ed il tutto, ogni tassello incide in maniera olistica sulla struttura. La modificazione che avviene attraverso l’apprendimento significativo si perpetua anche nel futuro, creando i presupposti per un coinvolgimento sempre più profondo ed un sempre maggiore desiderio di apprendere.

L'insegnamento efficace richiede sensibilità emotiva da parte dell'insegnante verso lo stato emotivo e i bisogni di colui che apprende e allo stesso tempo la consapevolezza del proprio stato emotivo e dei propri bisogni.

La creazione di una motivazione intrinseca all’apprendimento è uno degli aspetti fondamentali che un buon mediatore può raggiungere coinvolgendo direttamente i bambini a lui affidati nel processo educativo, aiutandoli a comprendere il contesto in cui vivono ed abituandoli a porsi degli interrogativi che li rendano promotori del proprio inserimento nell’ambiente. Feuerstein include questo insieme di valori in quello che chiama “Mediazione del Significato


Mediazione del Significato

Lo sviluppo della motivazione, ovvero la disponibilità ad imparare ed a cambiare – in pratica ad essere pronti a far tesoro della mediazione – si ottiene quando si dà un rilievo particolare al messaggio che si sta inviando, quando il mediatore trasmette il significato e gli obbiettivi di un’attività. Che cosa può rendere particolarmente importante un messaggio? Il fatto di essere collegato con i valori e gli ideali prevalenti nella famiglia, nella scuola, nel gruppo sociale di appartenenza del soggetto: il mediatore mostra interesse e coinvolgimento emotivo, discute l’importanza e rende chiara la comprensione del perché l’attività viene svolta.




È come se fornisse al soggetto una chiave di lettura che facilita la comprensione dell’ambiente: la chiave sblocca ed interpreta il contesto culturale in cui egli è inserito.




Il significato è ciò che arricchisce un’esperienza al di là del suo senso immediato.
Feuerstein ritiene che sia diritto di tutti ricevere esperienze di mediazione del significato e dovere del mediatore provvedere affinché ciò avvenga. Benché il mediatore possa scegliere di non imporre in maniera consapevole i propri valori, è inevitabile che in qualche misura ciò succeda ugualmente. Tuttavia, in assenza di mediazione del significato la capacità di comprendere gli avvenimenti risulta ridotta e, di conseguenza, anche la capacità di valutare in maniera critica le situazioni in cui si è inseriti, quindi di poter scegliere i valori in cui credere.
Il significato è il principio emozionale ed energetico che richiede al mediatore di assicurarsi che gli stimoli che sta presentando stiano raggiungendo il loro obiettivo. E’ l’ago che porta il filo attraverso la stoffa.

Il significato è mediato investendo di importanza l’attività che si svolge, sia a livello cognitivo che a livello affettivo:
- valori e convinzioni sono trasmessi dal livello cognitivo.
- Energia ed entusiasmo sono trasmessi dal livello affettivo.

Viviamo in un mondo che non capiamo: utilizziamo computer, televisione, telefono e mille altre elementi frutti di una tecnologia avanzata che sfugge alla comprensione della maggior parte degli adulti. I bambini si abituano a dare per scontato che le cose esistono e si gestiscono senza bisogno di approfondirne il perché. Passano ore davanti agli schermi che inviano immagini terrificanti che non toccano i loro sentimenti, non li colpiscono e non li fanno riflettere “tanto sono per finta”; quando immagini ancora più terrificanti vengono trasmesse dai telegiornali o da documentari non hanno più la possibilità di giungere alla loro sfera affettiva perchè ormai sono anestetizzati dall’ abitudine.

Alcune considerazioni ci aiutano a riflettere sull’importanza della relazione educativa per lo sviluppo del bambino.




- Quando l’adulto dà significato a ciò che fa, predispone il bambino a desiderare ed a sentire il bisogno di ricercare il significato di ogni aspetto della vita.
- Il processo che porta ad investire di significato le attività stimola a porre domande e crea le basi per ogni ulteriore ricerca e per le future sfide che la vita inevitabilmente pone.
- Senza una profonda comprensione dell’ambiente in cui si è inseriti, non si può rispondere agli stimoli esterni, né per accettarli né per trasformarli né per rifiutarli: ci si trova privi degli strumenti essenziali a desiderare l’acquisizione delle competenze che rendono protagonisti della propria vita.
- Se non si riceve mediazione del significato si viene privati della possibilità di accedere a stimoli arricchenti sia cognitivamente che affettivamente.

Il significato può essere mediato attraverso il linguaggio verbale, fornendo chiarimenti e spiegazioni, promuovendo la curiosità e la formulazione di domande con lo scopo di arricchire il bagaglio di interessi. A volte può essere mediato in modo ancora più efficace attraverso la comunicazione non verbale che giunge diretta alla sfera emozionale. Si possono enfatizzare le emozioni, si può dare rilievo al tono di voce, all’espressione del viso esprimendo in maniera molto esplicita il proprio sentimento di gioia, di tristezza, di sorpresa, di meraviglia o di timore, si può ricercare il contatto visivo o quello fisico (una carezza, una mano sulla spalla, un abbraccio) creando aspettative, interesse ed attesa nei confronti di un’esperienza importante programmata per il futuro.

La mediazione del significato è uno dei pezzi del puzzle che compone l’esperienza dell’ insegnamento mediato. Il primo pezzo del puzzle, la mediazione dell’intenzionalità e della reciprocità, concerne la selezione e la sottolineatura di un’attività o di un oggetto. La mediazione del significato porta a caricare l’attività di un valore e di un’energia che la rendono particolarmente significativa. La presenza di ambedue è richiesta perché si possa parlare di apprendimento mediato secondo il pensiero di Feuerstein.



Comprendere il contesto in cui si vive ed avere il desiderio di contribuire al suo sviluppo porta a desiderare l’acquisizione di competenze, conoscenze ed abilità che forniscano strumenti operativi di interazione con l’ambiente. L'apprendimento significativo consiste nell'integrazione di pensieri, sentimenti e azioni e svilup­pa un senso di impegno e responsabilità sia verso se stessi, in quanto persona che apprende sia verso gli altri e verso l'ambiente.
Heckhausen fornisce una definizione di motivazione alla riuscita che rispecchia questo bisogno di competenza: “motivazione alla riuscita è l’intento di perfezionare o mantenere la propria abilità in tutte le attività in cui è ritenuto vincolante uno standard di valore”
Le persone che si attivano in quanto interessate al successo delle proprie azioni e non per l’ottenimento di una gratificazione estrinseca, tendono a prediligere attività che presentano difficoltà adatte a loro e le affrontano con molto impegno e perseveranza; persistono più a lungo nel compito, fanno meno pause durante l’esecuzione del lavoro e non si fermano davanti agli ostacoli. Ricaduta positiva del loro atteggiamento è una maggiore acquisizione di competenze, strettamente correlata alla formazione di un livello di autostima più alto. Numerosi esperimenti confermano queste osservazioni: Winterbottom per la prima infanzia, Atkinson e Litwin per l’età scolare, French e Thomas per gli adulti.

Falko Rheinberg, Psicologia della motivazione, Il Mulino, Bologna 2003




Dalla rivista: "Scuola Materna" per l'educazione dell'infanzia Editrice "La Scuola" n.16 10-05-06

giovedì, gennaio 04, 2007

Genitori Protagonisti

Prevenire e affrontare difficoltà di apprendimento e relazione:

il ruolo di genitori ed insegnanti nel pensiero di Reuven Feuerstein .


Giovedì 18 gennaio - ore 17

presso la scuola

Duca D'Aosta

via Vespucci 2 - Trieste


Natalizia Callipo - Jael Kopciowski

La teoria dell' Esperienza di Apprendimento Mediato di Feuerstein è un modo per introdurre quanti operano all'interno di una relazione di aiuto (genitori, insegnanti, pedagogisti, psicologi, terapisti e via dicendo) ad un modo di pensare attivo e dinamico, ad un'intenzionalità profondamente voluta e consapevole, ad un raggiungimento di obiettivi ben studiati e strutturati; un insieme di fattori, all'atto pratico, che la particolare qualità dell'interazione mediata si propone.

L' E.A.M. non è formata da "ricette" rivolte agli adulti per insegnar loro come fare, quando agire, per chi operare, da dove cominciare e per quanto tempo proseguire la loro attività di educatori. E' più che un modo di insegnare o di trasmettere informazioni o abilità, è un modo per costruire un sé attivo e propositivo nella relazione interpersonale.

E' importante, per chi pratica la Mediazione, avere consapevolezza del ruolo determinante che egli ricopre sulla crescita degli individui che a lui si affidano.